Che cosa fa un architetto di interni?
Quante volte ci siamo sentiti porgere questa domanda? Una domanda apparentemente semplice in sè, ma la cui risposta non è nè così immediata, nè così scontata. Per tale ragione proverò, di seguito, a dare una mia personale definizione, toccando quegli aspetti che reputo fondamentali nella figura dell’interior designer.
Le definizioni online.
Il web sembrerebbe giungere, però, in nostro soccorso……recita Wikipedia: “Comunemente si associa all’interior designer una figura più simile ad uno stilista d’interni, ma in realtà il progettista presta particolare attenzione agli aspetti pratici e funzionali del vivere la casa, ad esempio che i mobili abbiano il giusto dimensionamento, che siano rispettati gli spazi di passaggio, che gli arredi siano disposti in modo comodo e funzionale, che i materiali e le tecnologie siano di buona qualità, che non ci siano potenziali pericoli per la salute di chi usufruirà di questi ambienti, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la ristrutturazione architettonica e l’ammodernamento per nuove destinazioni d’uso, che ci sia un buon isolamento acustico, un buon rapporto fra consumi energetici e comfort, che tutto l’ambiente sia in armonia tra l’ingombro degli spazi pieni e l’utilizzo degli spazi vuoti.”
Questa è una delle tante definizioni esistenti che però reputo siano caratterizzate da una visione troppo tecnicistica della figura dell’architetto d’interni, inteso come un mero progettista, rigoroso ed al contempo pratico creatore di ambienti funzionali. Ma nella realtà è proprio così?
L’architetto di interni deve sapere interpretare.
Un bravo interior designer deve sapere interpretare. Deve saper leggere le esigenze del cliente, cogliere le sfaccettature del suo carattere, le sue esigenze, il suo stile di vita e come questo influirà sugli spazi che andrà a vivere, per poi attingere al suo know-how, filtrandolo e scegliendo intelligentemente gli elementi più pertinenti da poter proporre nel progetto. Personalmente in questa fase iniziale non parlo mai di scelte di arredo, tessuti, illuminazione, atmosfera e colori, ma tendo a focalizzarmi sulla conoscenza del cliente, stimolandolo altresì con fotografie ed esempi che possano fornirmi validi input progettuali e ascoltandolo.
Deve poter nascere empatia e fiducia perchè nel nostro fare architettura tocchiamo inevitabilmente la sfera più intima delle persone, entriamo nella loro abitazione, intesa come quella parte più nascosta dove allontanarsi dalla frenesia che caratterizza l’ambiente esterno e dove possano trovare se stessi senza filtri e restrizioni. E’ proprio per questo che ho sempre cercato di instaurare un rapporto di complicità professionale con il cliente in grado di evolversi nel tempo diventando un rapporto di collaborazione reciproca volto prima di tutto al raggiungimento dell’obiettivo finale.
L’architetto di interni deve mettere da parte il proprio ego ascoltando cosa ha da dire il cliente, conoscerlo, scoprirlo, e di conseguenza il lavoro viene da sé.
Prima ancora di essere un architetto di interni è uno psicologo, se vogliamo.
L’architetto di interni deve proporre ambienti funzionali.
Gli spazi in primis e l’arredo di conseguenza, devono esprimere il proprio carattere estetico mantenendo però invariata la loro funzionalità.
Per far meglio comprendere questo aspetto proverò a fare un esempio semplice, ma di immediata comprensione: immaginiamo in un nostro progetto di dotare la zona living con un angolo lettura, per il quale proponiamo al cliente una sedia dal design curato e fuori dagli schemi, con la convinzione che all’interno di quell’ambiente darebbe senza dubbio quel quid in più, senza valutarne la comodità e la funzione che andrà ad adempiere. Il cliente all’inizio ne sarà felicissimo, ma con il passare del tempo, utilizzandola, ne noterà inevitabilmente la scomodità, portandolo in un futuro a non utilizzarla più, sostituendola conseguentemente con qualcosa di più pratico.
Questo esempio si prefigge l’obiettivo di far capire quanto difficile sia in realtà il lavoro dell’interior designer che non deve avere come fine ultimo quello di vendere la sua idea al cliente, riproponendo una soluzione magari già notata su una determinata rivista specializzata solo per accrescere il suo portfolio professionale, ma ragionare in quel binomio indissolubile bello-funzionale.
Le abilità di un architetto di interni.
Un bravo interior designer deve essere creativo, frizzante, ragionare fuori dagli schemi, vedere soluzioni dove altri trovano solamente ostacoli, essere aperto al mondo che lo circonda per trarne spunti e ispirazioni da salvare nel proprio “database intellettuale” per poi utilizzarli al momento opportuno nei propri progetti.
Deve sapere scegliere i materiali, le luci, i colori, gli arredi, facendo si che questi si leghino vicendevolmente all’interno dell’organizzazione spaziale dell’ambiente progettato, interagendo gli uni con gli altri, mantenendo il controllo del budget.
Deve lavorare su piccola scala, curare il singolo dettaglio limandone ogni imperfezione, ripassare più volte su una soluzione per valutarne la bontà, deve circondarsi di maestranze e artigiani fortemente specializzati e motivati che possano trasformare le idee in soluzioni finali vincenti.